(Nel settore dei trasporti e della logistica, ndr) Non ci sono molte persone con la voglia di fare ciò che occorre, nella maniera giusta. Manca, infatti, il sacrificio. Vogliono solamente guidare e portare a casa il loro stipendio"
Parole e musica che arrivano direttamente da Beaverdam, in Virginia, dove ha sede la Tornado Transport, amministrata splendidamente da Angelique Temple. Un breve identikit: 23 anni al volante prima come conducente professionale nei trasporti di materiali pericolosi e poi - appunto - come autista-manager della sua azienda. In tutto questo è stata in grado di allevare sei figli, oltre ad aver risollevato la propria azienda che rischiava di chiudere a causa di una spesa settimanale, solo per il carburante, di 5.000 dollari. Come l'ha superata? Viaggi giornalieri di massimo 300 km e l'aiuto di brokers locali per piazzare apparecchiature mediche, beni essenziali e cibi secchi.
Esempi. Non utopie.
Lo stesso che riguarda Vanita Johnson. Una vita nell'insegnamento e nel settore dell'educazione. Poi un corso di tre settimane (sì, avete letto bene) per diventare quello che in Italia viene definito "padroncino".
Poli opposti rispetto alla situazione non solo italiana, ma anche europea, dove attualmente (secondo stime IRU) mancano 600.000 autisti con la possibilità, entro il 2026, di salire addirittura a due milioni di unità mancanti. Ma cosa manca a questa professione per essere considerata appetibile?
GENDER EQUITY e TURNOVER
Primo punto. Essere donne è meglio. Lo dice Ellen Voie, CEO di WIT, come riporta la CNBC. Soprattutto sulla strada, in quanto guidano con più sicurezza, hanno capacità di multitasking oltre ad abilità comunicative ed organizzative. Ed i numeri cominciano lentamente a migliorare, con una percentuale di quote rose nel mondo dei trasporti che, negli ultimi 20 anni (almeno negli Stati Uniti), è salita di 3 punti percentuali. (Dati U.S. Bureau of Labor Statistics' Current Population Survey).
Da questo passiamo al "problema turnover". Secondo i dati snocciolati dal report BLS e riprodotti sempre dal pezzo CNBC a firma di Noah Sheidlower, tra il 1995 ed il 2017, il settore dell'autotrasporto ha avuto un tasso di turnover medio del 94%. Questo per un fattore (anche) economico: si viene pagati solo per la guida, non per il carico e lo scarico. Mancano benefici sanitari e alcuni, soprattutto i padroncini, non si vedono rimborsate le spese per il carburante.
Tutto questo tratteggia comunque un orizzonte, secondo una survey proposta da Tentstreet e ripresa sempre dalla CNBC, in cui i lavoratori soddisfatti o neutrali sulla professione di autista sono circa l'80%, che sale all'85% considerando anche quelli felici del proprio bilanciamento lavoro/vita privata.
Dunque, cosa tiene lontani dalla professione?
Fattore numero uno: la sicurezza. La maggior parte delle lavoratrici femminili, infatti, porta sempre con sè spray al peperoncino o addirittura un coltello per difendersi. Fattore numero due: occorre creare una vera e propria cultura dell'autotrasporto che ad oggi, ad esempio, manca. C'è tanta, tantissima voglia di sapere com'è "fare il camionista", e pochi sanno. Già, perché uno dei canali più seguiti su Tik Tok e proprio quello di Clarissa Rankin, autista di Charlotte (Carolina del Nord) in cui parla - appunto - della routine del camionista.
Punti di partenza, per un futuro non solo fatto di IA e dati, ma anche di persone.